L’evoluzione del costume da bagno: dall’antichità ad oggi
Una delle prime testimonianze di quello che può essere considerato un costume da bagno la troviamo negli splendidi mosaici della Villa Romana del Casale a Piazza Armerina. In realtà le donne rappresentate, conosciute come le ragazze in bikini, per via dei due pezzi che indossano, sono atlete intente a giocare a palla e a correre piuttosto che fare il bagno: infatti, nell’antichità non era molto consueto fare bagni e questo tipo di indumento chiamato “subligatula” veniva utilizzato alle terme.
È verso la metà dell’Ottocento che nella cultura occidentale si diffonde la moda, tra i ceti più agiati, delle vacanze marine come toccasana per il benessere, consigliato soprattutto per i problemi polmonari.
Il costume in stile impero era solitamente in lana per evitare trasparenze, un abito da bagno con leggera scollatura e cappellino o cuffietta. Lentamente si passa dall’abito ai pantaloni, o meglio agli ampi mutandoni con corsetto della seconda meta dell’Ottocento.
Costume intero con pantaloncini lunghi appena sopra il ginocchio era il tipico costume degli anni venti, accanto ad altri più “succinti”, costituiti da vestiti stretti con gonnellini sempre sotto il ginocchio. Il senso del pudore era molto stretto e l’idea di mostrare parti del corpo nude era riprovevole sia per le donne, sia per gli uomini. Anche i costumi maschili prevedevano tute intere o pantaloncini corti con canotta a righe. Proprio quel tipo di costume che ci viene in mente quando pensiamo ai costumi del passato.
Ma l’evoluzione è rapida, i centimetri si accorciano e giá dieci anni più tardi compaiono tute aderenti in seta elasticizzata, e i primi pantaloncini corti staccati da una ampia fascia che costituiva il reggipetto.
E di dieci anni in dieci anni si arriva al primo costume in due pezzi succinto che lascia intravvedere l’ombelico: due sarti francesi lanciano due modelli simili; quello di Jacques Heim viene chiamato atomo, quello di Loius Reard bikini, dal nome del famoso atollo. Il nome più fortunato è il secondo, indossato dalla spogliarellista Micheline Bernardini il 5 luglio 1946 nella piscina Molitor di Parigi. Ed è Marta Abba la prima modella italiana a indossare il bikini sulla spiaggia di Castiglioncello. Per anni però viene vietato in molti paesi, ed è il costume intero ad essere maggiormente usato.
Ma lentamente cambiano i costumi, e i costumi due pezzi si diffondono: negli anni 60 ormai il bikini imperversa, anche perchè nel frattempo è stato brevettato un tessuto elastico, aderente che asciuga velocemente senza essere trasparente: il Lycra. Così i modelli si innovano. Ma negli stessi anni compare il monokini in America. Siamo verso la fine degli anni sessanta, è cominciata la liberazione sessuale e presto il topless si impone anche in Europa, accanto alla moda del nudismo.
Il bikini poi evolve in mille forme e tessuti: i due pezzi in maglia fatto a croquet, il minuscolo reggiseno a triangolo di stile hawaiano degli anni ottanta; ma torna anche il costume intero con la moda dello sgambatissimo in stile Baywatch.